









Il passato rivive nelle fotografie di Paolo Riolzi, nelle quali i luoghi si fanno contenitori di storia, dove i segni, le presenze e le dimenticanze, diventano fonti stratificate e complesse del tempo che ci ha preceduti e contemporaneamente agiscono sul nostro presente, come elemento costante o come simbolo di un distacco, in virtù della relazione che con essi stabiliamo. Le memorie contenute e celebrate sono una trama di sentieri che racchiudono le immagini e le assenze più importanti della storia. In questo intrecciarsi, ci parlano sia i vuoti che i pieni, sia le presenze sia quello che non c’è più. Emerge nel lavoro dell’autore il tema della stratificazione, di un filo che collega, in modo trasversale nel tempo, i luoghi della storia della città. Sono tutte ferite inferte ai luoghi, fatti di carne e pietre, di rumori e di voci, a partire dalla lacerazioni del salone Vanvitelliano, lasciata da un palla di cannone austriaca nel 1849, passando per la facciata di un’abitazione cinquecentesca affrescata Lattanzio Gambara inglobata nella parete del palazzo delle poste durante l’abbattimento del quartiere delle Pescherie alla fine del 1920, per arrivare alla colonna del porticato di Piazza della Loggia, ferita ancora aperta della strage del 28 maggio 1974. Dettaglio di una città che ha sempre cercato di resistere, a cui fanno da contraltare le fotografia della strada del soccorso, del plastico del 1930 che rivela il progetto di Marcello Piacentini - poi non compiutamente realizzato - di Piazza della Vittoria, del Monumento ai caduti della lotta partigiana e di Piazza della Loggia nel Cimitero Vantiniano. La memoria è integrata nell’estetica della città, fa scaturire nel fotografo un percorso di ricerca meditativa e di conoscenza del tessuto urbano in cui ritrovare questi segni. Fin da subito l’artista ha dimostrato un approccio mentale e conoscitivo dei luoghi. Essi sovrappongono storie diverse, accadute in epoche lontane tra loro, senza mai cancellarle. Con diverse esplorazioni all’interno della città, attraverso il confronto con i protagonisti, Riolzi ha distinto e riunito i frammenti di un lessico che parte dal passato e si ricodifica nel contemporaneo. Non sempre possiamo avere una percezione netta di questa stratificazione della storia all’interno delle nostre città, a volte questa sovrapposizione la subiamo perché non sempre risulta chiara ai nostri occhi. La dimensione del tempo, della durata che ci connette con un dato spazio è un elemento cardine al fine della costruzione stessa della definizione del nostro legame con i luoghi. Nello stesso tempo, è necessario confrontarsi con l’invisibile, il non tracciato, il non più presente, Come conseguenze del trascorrere del tempo, con le modificazioni, distruzioni e ricostruzioni, con i cambiamenti d’uso e di significato. Queste fotografie ci spingono a cercare i luoghi, a mapparli e a interrogarli, per metterci in ascolto con le voci di tutti coloro che hanno una storia di residenza da raccontare, disegnando in questo modo una nuova topografia della città.
Testo a cura di Luisa Bondoni
Testo a cura di Luisa Bondoni
The past comes alive in the photographs of Paolo Riolzi, in which places become containers of history, where traces, presences and omissions act as layered and complex sources of the time that preceded us and at the same time they influence our present, either as a constant element or as a symbol of separation, depending on the relationship we establish with them. The memories contained and celebrated are a network of paths that hold the most important images and absences of history. In this interweaving, both emptiness and fullness speak to us, both presences and what is no longer there. The theme of stratification emerges in the author’s work, of a thread that connects, across time, the historical places of the city. These are all wounds inflicted on places made of flesh and stone, of sounds and voices, starting from the laceration of the Vanvitelliano Hall, left by an Austrian cannonball in 1849, to the facade of a sixteenth-century house frescoed by Lattanzio Gambara, which was incorporated into the wall of the post office building during the demolition of the Pescherie district at the end of the 1920s, and arriving at the column of the portico in Piazza della Loggia, still an open wound from the massacre of May 28, 1974. Detail of a city that has always sought to resist, contrasted by the photographs of Strada del Soccorso, of the 1930 model revealing Marcello Piacentini’s not-fully-realized project for Piazza della Vittoria, of the Monument to the Fallen of the Partisan Struggle and of Piazza della Loggia in the Vantiniano Cemetery. Memory is integrated into the city’s aesthetics, it inspires in the photographer a meditative research journey and a deeper understanding of the urban fabric where these signs can be rediscovered. From the outset, the artist has shown a thoughtful and investigative approach to places. They overlay different stories, which occurred in distant eras, without ever erasing them. Through various explorations within the city and by engaging with its protagonists, Riolzi has distinguished and reunited the fragments of a lexicon that begins in the past and is reinterpreted in the present. We cannot always clearly perceive this layering of history within our cities, sometimes we are subject to this superimposition, as it isn’t always evident to our eyes. The dimension of time, of duration that connects us to a given space is a key element in defining our relationship with places. At the same time, we must also confront the invisible, the uncharted, the no longer present, as consequences of the passage of time, with its modifications, destructions and reconstructions, with changes in use and meaning. These photographs urge us to search for places, to map and question them, to listen to the voices of all those who have a story of residence to tell, thus drawing a new topography of the city.
Text by Luisa Bondoni
Text by Luisa Bondoni